Palermo – Venerdì 6 nel pomeriggio al Circolo Unificato dell’Esercito, ha avuto luogo la presentazione del volume sugli Atti della Plenaria tenutasi presso la Commissione Parlamentare Antimafia a San Macuto, Roma. A questa giornata suggestiva, che vedeva per la prima volta la pubblicazione su di un volume acquistabile in libreria, gli Atti di una Plenaria, non è voluto mancare all’appuntamento il Presidente di quella Commissione Parlamentare Antimafia, Sen. Nicola Morra, che nella sua prefazione del libro spiega fenomeni sui traffici illeciti legati all’arte, citando in particolare, come la famiglia mafiosa di Castelvetrano, Messina Denaro fosse avvezza a saccheggiare i siti intorno il più grande Parco Archeologico d’Europa a Selinunte e poi trasferire i pezzi più pregiati presso i più importanti musei del mondo mediante una rete internazionale di collaboratori che si trovavano in Italia e all’estero. Un solo vaso sul mercato clandestino poteva fruttare fino a 500.000 dollari. A motivo il figlio di Vincenzo Messina Denaro, Matteo, scriveva al suo interlocutore, su un biglietto ritrovato dagli inquirenti, che dal traffico d’arte loro ci campavano la famiglia mafiosa di Castelvetrano. La Senatrice Margherita Corrado, componente della Commissione Parlamentare Antimafia, presieduta da Nicola Morra, e curatrice del volume edito da Scienze e Lettere dal titolo: Opere d’arte e attestati di autenticità tra prassi, eccezioni e prospettive, ha parlato dei falsi Modigliani introdotti nelle case d’asta, nelle mostre e di un ipotetico Modigliani più che fanciullo alle prese con alcune opere realizzate in terra sarde e sconosciute. Un’ ipotesi che fa subito pensa a un’esclamazione dello studioso ed esperto di Modigliani, Carlo Pepi, che a proposito della quantità di dipinti rinvenuti dopo la morte di Modigliani disse: “sembra che abbia dipinto più da morto che da vivo”.
L’esperto d’arte, Giovanni Taormina ha parlato dei falsi introdotti nelle aste e nelle mostre e di come aggirano esperti comitati scientifici e la giustizia spesso superficiale nel valutare alcune dinamiche, malgrado le prove oggettive non lasciavano dubbi sulle valutazioni contrarie degli esperti. Ha voluto illustrare le varie fasi di studi ed analisi condotte su un dipinto a firma Michele Catti transitato in una mostra di qualche anno fa allestita dalla Fondazione Sicilia di Palermo. L’opera era stata attenzionata dai Carabinieri del TPC di Palermo per una evidente anomalia, che lasciava intendere che vi fosse una firma in parte leggibile ed in parte come se fosse scarabocchiata e riscontrabile nella parte centrale in basso del dipinto. Al fine di suffragare ogni dubbio gli investigatori, dopo avere consultato l’albo dei consulenti del Tribunale di Palermo, decisero di chiamare Giovanni Taormina, che già aveva offerto la sua collaborazione con successo. Dall’esame ottico emergeva che, secondo Taormina, l’opera non era attribuibile a Michele Catti e che, pertanto, l’opera era da ritenersi un falso di firma ma genuino di pittura. Quindi, attestava su calce che l’opera era un falso di firma e che a conferma chiedeva un esame radiografico digitale alfine di averne certezze inconfutabili e che confermassero le teorie sottoscritte in calce. Quindi ottenuti i permessi, i Carabinieri si recavano presso il Dipartimento di Diagnostica dell’Università di Palermo per sottoporre l’opera ad un’indagine radiografica accurata. Dall’esame ancora una volta emergeva che la firma ai RX non era visibile e, pertanto, si confermavano le certezze dell’esperto. Da quel momento i Carabinieri iniziano il loro percorso naturale di indagini che li portano a conoscenza di elementi inoppugnabili, come una prova oggettiva ed un’altra su di un personaggio dal passato e dal presente che non lasciava presagire di certo cose buone. Quindi a quel punto, visto che tutti i vettori riguardanti gli esami convergevano verso un unico punto si imponeva ai Carabinieri di scrivere sul retro della tela che l’opera non era un dipinto firmato da M. Catti. Cosa che dura due anni e che dopo due anni e sulla base di alcuni risultati scientifici di cui lui non è stato informato l’opera viene riconferma autentica. Un dato che fa balzare dalla sedia l’esperto in quanto non c’è uno strumento che può affermare che una firma è falsa o vera. Poi mentre tutte le analisi condotte dai pubblici ufficiali sono state eseguite all’Università di Palermo, le attestazioni che contestavano la perizia tecnico-scientifico venivano eseguite in uno studio privato e senza la presenza degli inquirenti. Al giudice in pratica viene contestata la superficialità con cui ha acconsentito alla riqualificazione del dipinto e malgrado avesse in mano prove oggettive che confermavano le valutazioni espresse da Giovanni Taormina sul dipinto, che per lui resta un falso da sottoporre ad una pulitura in modo da verificare se la firma resiste all’azione della pulitura dei restauratori, visto che lopera risulta ripulita e la firma scoperta in questa fase. Prima dell’inizio della presentazione del libro, il Presidente Nazionale dell’Ansi, Gaetano Ruocco ed il Presidente dell’Associazione per onorare la memoria dei Caduti nella lotta contro la mafia, Carmine Mancuso, hanno consegnato degli attestati di merito per le attività svolte in favore della legalità e la lotta contro ogni potere mafioso che opera nel mercato del riciclaggio di denaro proveniente da attività illecite al Sen. N. Morra, alla Sen. M. Corrado, all’esperto d’arte e commissario straordinario per la Repubblica Federale Tedesca dell’Ansi, Giovanni Taormina e al fotografo antimafia, Claudio Pezzillo.
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